Democrazia #27 Low Standards, High Fives – Clever Square – Shiva Bakta – Deian e Lorsoglabro
Sara Manini
Siamo sopravvissuti a Sanremo, al Primo Maggio e all’Eurovision: chi di trash ferisce, di demo perisce. Facciamoci le democrazie nostre.
Vi ricordate l’ondata Emo di metà anni ’00? Quante emozioni, ma soprattutto quanto menavano i metallari: quei tempi non torneranno più, mai più. Ciononostante, all’alba del 2014 è arrivato l’ep dei Low Standards, High Fives a ricordarci che anche il migliore degli arrangiamenti può essere reso imbelle dal tipico cantato emocore che, insomma, a questo punto fa quasi vintage, ma ancora non ci manca del tutto. Con i 4 brani di Revolushhhh, il quartetto torinese (con tanto di soprannomi giusti: Ame Ray, Matte, Frezza e Karl) ci piastrano le frange non male. Ma i lividi lasciati dai metallari fanno ancora troppo male per ascoltarli con convinzione.
Un salto nel passato più salutare ce lo regalano i ravennati The Clever Square: “as if the 90s had never finished, as if Ravennna,Italy had turned into Ravenna, Ohio” leggiamo nella loro biografia. Niente di più vero: l’anima è quella dell’America scoordinata e malvestita di Pavement e Sebadoh, ed è tutta racchiusa nel loro disco d’esordio, Natural Herbal Pills. Nelle sue 14 tracce accessibili ma non banali trovano spazio tutti quei tratti tipici dell’indie-rock d’annata: titoli apparentemente casuali, wah-wah intimiditi e sonnolenza tormentata si compongono in quest’album che sembra esser sempre esistito, come le magliette sbrindellate.
E qualche problema di ordine cronologico ce l’ha pure Shiva Bakta, al secolo Lidio Chericoni da La Spezia, che si sente già al terzo album nonostante abbia sfornato da poco il suo esordio, intitolato per l’appunto Third. Oltrepassata ‘Mushroom’, traccia d’apertura fin troppo pomposa, la questione si fa interessante: Third è un bel tentativo di personalizzare il folk psichedelico degli anni 60′ e 70′, e acquista concretezza grazie a ‘Dog’, una cavalcata che rende giustizia all’aura mistica del cantautore spezzino. Malgrado l’atmosfera un po’ liturgica del disco, è bellissimo scoprire che Shiva Bakta ha anche un lato zuzzurellone che sfoga sul suo blog. L’effetto è esattamente quello che dà la copertina di quest’album: di pirati avventurosi ne è pieno il mondo, ma quanti di loro viaggiano a bordo di un’innocua tazza da tè?
E infine, last but not least (ma anche lust but not list), un degno esempio della ragione per cui ho accettato di curare questa rubrica: un gruppo con un nome improbabile, Deian e Lorsoglabro, formazione torinese arrivata al suo secondo disco, Prezzo Speciale. La cosa bella è che di strano non c’è solo il nome, come invece spesso accade, ma anche tutto il resto: se ne ha prova certa quando ci si imbatte in ‘Hallopollo’, “chiaro” omaggio ai Neu. Ma forse già dalle prime battute di ‘Avanguardia’ la simpatica psicopatologia (mascherata da psichedelia) di Deian Martinelli e soci si fa sentire: c’è dell’ironia, ma anche un senso pazzesco per la melodia. Su questo fronte, la title track ‘Prezzo speciale’ svetta sulle altre tracce del disco, candidandosi per il ruolo di miglior recriminazione dandy contro quest’epoca un po’ demenziale in cui ci troviamo a vivere.