10 dischi nel lettore di Livia Ferri

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Mentre il nuovo disco di Livia Ferri continua a rivelarsi lentamente – una traccia ogni 45 giorni, per un percorso spalmato su tutto il 2015 -, cogliamo l’occasione per presentarvi il brano di Luglio “Patterns” approfondendo con l’artista tutte quelle dinamiche d’ascolto, che l’hanno influenzata negli anni.

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Patterns” è uno dei brani più particolari del disco di Livia Ferri (“A Path mad by Walking” in uscita a novembre), una canzone delicata, intima e dilatata, in cui il tempo sembra fermarsi. Un brano a due voci, grazie alla collaborazione di Mimes of Wine (Laura Loriga).

Livia Ferri su “Patterns“: “Superata l’iperbole di quel mese chiusi in casa, sopravvivendo quindi all’orda degli zombi, sempre ben immersi in una dolce tristezza­-paura­-rassegnazione, si abbandona quanto meno l’abuso di sé. Si cerca di cavalcare l’onda della consapevolezza, della capacità di chiamare la merda “merda”, in qualsiasi angolo di casa venga accatastata. Si cerca di afferrare le erbacce e tirarle fuori con tutte le radici, e guardare bene le radici. Si cerca di capire perché si ha paura e di cosa e, in alcuni casi, scoprire cosa c’è dietro. Si sta come fuggiaschi. Sparano proiettili di paura da ogni dove, bisogna muoversi in fretta, seguire le antenne, restare lucidi. Se serve, bisogna farsi bucherellare per poi rinascere e non venirne più toccati, se non si vuole, come in matrix.

I 10 dischi nel lettore di Livia Ferri

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BACHELOR NO. 2 OR THE LAST REMAINS OF THE DODO – Aimee Mann

Uno dei primi dischi che ho comprato. Avevo visto ‘Magnolia‘ e avevo amato la colonna sonora, oltre il film. Mi ricordo che dopo averlo ascoltato rimasi un po’ delusa. Lo ascoltai di nuovo circa un anno dopo e me ne innamorai. Mi colpirono soprattutto i testi e scoprii nelle mie ricerche che era nata prima la colonna sonora del film, al contrario di quanto succede di solito: il regista Paul Thomas Anderson ascoltò le storie che Aimee Mann raccontava in quei brani e la chiamò dicendo che voleva fare un film per le sue storie.

SO MUCH SHOUTING, SO MUCH LAUGHING – Ani Di Franco

Anche questo, l’ho comprato un sacco di tempo fa. Ne ho comprate varie in realtà, le ho usurate molto. L’ho ascoltato centinaia di volte, mi ha cambiato la vita. E’ un disco pieno di gioia e di lotta, mi fa venire voglia di essere una persona migliore. Il disco live più bello che abbia mai ascoltato.

MEDULLA – Bjork

Un’aliena tra di noi, che conosce molto bene la specie umana. Un’artista di cui è molto comune apprezzare le qualità canore e la sperimentazione ma non ho mai sentito nessun critico spendere due parole per i testi, che sono incredibili. La considero una seconda madre (insieme ad altre) perché mi insegna molte cose di me stessa, umanamente, ancestralmente, visceralmente. Il fatto che abbia deciso di fare questo disco, solo attraverso la voce, è uno dei più bei regali che qualcuno abbia fatto al mondo.

I AM A BIRD NOW – Antony and The Johnson

Un altro alieno, tra di noi! L’incipit del disco è ‘Hope there’s Someone‘. Non so che dire, che ve lo dico a fa’. Una cosa sola: Antony è Essere, cioè ciò che è più lontano dall’EsserCi. Ed è molto raro.

FIVE LEAVES LEFT – Nick Drake

Come si fa a parlare di certi artisti? Ero indecisa se inserire questo disco o Grace di Jeff Buckley. Scelta dolorosa. Così sia. Qualcosa di timido e coraggioso. Di fragile e potente.

METALS – Feist

Vabbè, a questo punto si sarà capito che sono un po’ ossessiva: tanto vale rivelare che anche questo disco che ho ascoltato credo centinaia di volte. Il miglior disco di Feist, per me. E la ringrazio tantissimo di tutto l’ambiente ripreso nei suoi dischi, soprattutto in questo. E’ aria fresca, è un orizzonte ampio dove aprire e riempirsi gli occhi e svuotare tutto il resto. Ti scarica e ti carica allo stesso tempo.

THE IDLER WHEEL… – Fiona Apple

L’inquietudine, l’irrequietezza della specie umana “donna” è tutta nei vibrati stretti di Fiona. In questo disco più che mai. Mi ha spazzata via. Mi ha fatto anche paura, un bel po’.

STRING QUARTET (in F major) – Maurice Ravel

Il primo movimento mi fa piangere alla seconda nota, quasi sempre. Scrisse questo quartetto in fa maggiore a 28 anni, un anno più giovane della me di oggi. Sembra un sogno, davvero, la colonna sonora di un sogno in cui ci sono tutti i colori.

WE WERE DEAD BEFORE THE SHIP EVEN SANK – Modest Mouse

Questo mi piace un sacco, ma non posso ascoltare la voce di Isaac Brock a lungo, mi fa venire voglia di diventare un’eremita, se non di collaborare all’estinzione del genere umano. C’è troppa rabbia, disperazione e grottesco nella sua voce ma lo ringrazio per questo.

EDUCATED GUESS – Ani Di Franco

Mi rendo conto di aver già inserito Ani Di Franco, ma questo è un album in studio, è tutt’altra cosa! La verità è che anche dovendo scegliere, e ci ho messo un bel po’, sapevo che avrei messo almeno due dischi. Ho scelto ‘Educated Guess‘ perché è così essenziale, scarno, maturo, materno. E’ un disco in cui c’è una voce, una chitarra, un’anima. Basta. Chi sente la musica per avere qualcosa su cui ballare può cercare altro e perdersi un mondo intero.