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Riprendersi dai balli e dai cori
Giusto il tempo di riprendersi dai novanta minuti di concerto (tempo percepito circa 5 minuti,) immersi in una folla che non si lascia scappare neanche un coro, tra luci che esplodono e macchina del fumo spinta al massimo – e c’è chi dice che sul finale sia impazzita –, ed ecco la reazione, quella vera, quella dove puoi vedere le facce assumere espressioni. Il pubblico degli Arcade Fire è un ingrediente fondamentale dei loro concerti e si divide in due macrocategorie: quelli che hanno visto la famiglia Chassagne/Butler più o meno tutte le volte che sono venuti in Italia, nel mio caso a partire dal loro primo concerto al Transilvania di Milano il 24 maggio 2005, e quelli che li vedono per la prima volta.
Il dato certo è che il pubblico del gruppo canadese è sempre stato compatto, nelle fasi di crescita esponenziale, dalla volta che eravamo in cento a vederli fino al salto sui grandi palchi. Questo vale anche oggi, nonostante le “critiche” dei più affezionati alla virata in chiave pop dei singoli usciti da poco – Everything now, Creautre Comfort e Signs of Life. Musica hipster? Musica mainstream? Il punto è che se li vedi dal vivo l’unica cosa di cui ha senso preoccuparsi è godersi il concerto in mezzo a tantissime persone che stanno sicuramente godendo. Vero godimento.
Win & Régine
Gli Arcade Fire sono potenti, anche perché hanno non uno ma due leader; non hanno l’aura da rockstar ma hanno quella di due che sanno come si fa. Lui e lei, che si alternano e si intrecciano, e creano un movimento che dal palco dilaga su tutto il pubblico che hanno davanti. Win statuario, sorridente, gli basta alzare un braccio per far cantare tutti; Régine che si destreggia tra batteria, cori e movenze. Fascinosa e sbarazzina, canta Sprawl II con una grazia tutta sua; e poi sì, c’è sempre William, fratello di Win, che si muove convulsamente sulle tastiere, picchia sui tamburi, si fa un giro tra la gente delle prime file. Pezzi vecchi, pezzi nuovi: la scaletta è bellissima.
Ogni volta è come la prima volta
Li abbiamo visti un numero XXX di volte, li abbiamo visti per la prima volta stasera: poco importa, l’effetto non cambia. Si corre il rischio che i loro live diventino una droga ma esistono dipendenze peggiori. Ognuno di noi, giustamente, torna nei luoghi che gli sono piaciuti, che sia una spiaggia, un ristorante, una birreria o un concerto degli Arcade Fire.
Un voto agli Arcade Fire
In macchina, al ritorno dal concerto. Parte la riflessione su: sono bravi/non sono bravi, bel concerto/brutto concerto. Dopo l’entusiasmo iniziale, quello cosiddetto “di pancia”, proviamo a dare una valutazione più “oggettiva”. Tutte cose se volete anche un po’ inutili, il concerto è finito, ora vogliamo solo il panino dell’autogrill. Bello perché gli Arcade Fire non sono la tipica band che ha un fan con la fede assoluta, quello che esordisce con “concerto della vita”, anche se il suo gruppo preferito in quella particolare data magari ha suonato da schifo (e può capitare). Ma non sono nemmeno la band che suscita lo sdegno se il gruppo non è all’attesa delle aspettative a livello di performance, della serie “doveva essere un mega concerto e invece ha fatto schifo”, anche se magari il gruppo ha fatto semplicemente ciò che sa fare, niente di più e niente di meno. Alla fine l’asticella non dovrebbe essere sempre e solo il “divertimento”? E se non sappiamo più divertirci a un concerto è sempre e solo colpa del gruppo? Il voto agli Arcade è alto perché con loro non si pone nessuna di queste questioni: loro si divertono e noi ci divertiamo, sempre. Perché “ci sentiamo parte”, senza pensarci troppo. Ovviamente siamo al cospetto di una grande band, non del gruppo del paesello. Che per carità, ci si può divertire anche con quello. Il concetto è lo stesso.
Arcade Fire: A come Amore
La percentuale di amore rilasciata da un essere umano dopo un concerto così di solito è alta. Nel mio caso la percentuale di amore è stata alta anche all’inizio, quando un ragazzo che stava male mi ha fermata mentre facevo la fila per acquistare il biglietto, mi ha regalato il suo, ed è scomparso nel giro di 5 secondi. Nessuno arriva a un concerto grosso senza biglietto. Io sì. Decidi all’ultimo – perché gli Arcade Fire dal vivo sono una droga per chi li ama – e poi succedono cose indimenticabili.