Primus – The Desaturating Seven

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Da un pò di tempo la band guidata dal capitano Les Claypool stenta a pubblicare un vero e proprio album, spesso sostituendolo con progetti alieni e poco ortodossi. Cosi come per il precedente The Chocolate Factory With The Fungi Ensemble, il format preferito è ancora quello di una colonna sonora immaginaria che, in questa occasione, cerca di tradurre in musica The Rainbow Goblins, libro per l’infanzia originariamente scritto e interamente disegnato nel 1978 dal maestro Ul De Rico.

L’immaginario dark e la bellezza della sua arte mi hanno colpito immediatamente e ho pensato che sarebbe stato un buon soggetto per della musica” – Les Claypool.

Stimato da Les al punto da considerarlo fonte d’ispirazione, l’illusorio mondo di De Rico assume un ruolo centrale nello sviluppo di certe dinamiche, prospettando linee guida lontane da ogni logica e rigidità. E non illuda neanche il ritrovato rapporto con Tim ‘Herb’ Alexander – dopo tante indecisioni, ora in pianta stabile nella band – per sperare in un ritorno alla ‘normalità’. L’azzardo spinge i tre Primus a realizzare uno fra gli album più imprevisti ed inusuali di tutta la loro carriera. Smontato e riassemblato fino allo sfinimento, The Desaturating Seven  abbatte ogni possibile standard precedente, raggiungendo cosi un nuovo livello di creatività.

Ciò che ci aspetta è simile al gioco delle bamboline Matrioska: aprendone una ne trovi diverse altre. Con la sostanziale differenza che in questo gioco ognuna è ridotta in frantumi. Tante piccole schegge autonome che rimandano a The Residents, Captain Beefheart o Pink Floyd e che vengono mescolate, incollate fra loro in un unico corpo-rock.

Negli oltre sei minuti di The Dream succede di tutto: il brano inizia etno-sulfureo tra sonorità arabiche e mandolini mediterranei, proseguendo con improvvise sincopi di basso hard-funky dal retrogusto metallaro, e concludendo dentro una corte psichedelica scomposta, forse burlona. Paradossalmente opposta nelle intenzioni è la breve The Scheme, brano decisamente ‘classico’ e urgente che recupera in modo diretto i primigeni riff thrashy.

Nell’ottica di un album parallelo, cioè che si discosta dalla discografia regolare, The Desaturating Seven assume un ruolo importante. La memoria ci riporta alla magia di un suono unico ed inconfondibile, quello che forgiò nel triennio 1991–93 prove importanti come Sailing The Sease Of Cheese o Pork Soda. La ritrovata line-up riesce dunque nel miracolo: riproporre il classico sound asciutto, isterico e basico di quegli album, destrutturandone però la sostanza, diluendola in una jam eccessiva e cupa.

Regole che vengono scoperchiate anche nella scelta dei due promo – video – accompagnati da una sequenza di vignette disegnate dallo stesso De Rico. Mettendoli a confronto il contrasto è inequivocabile: The Trek è probabilmente il pezzo più difficile, perché mostra il lato onomatopeico e sincopato del loro songwriting. Attraverso l’uso della fanfara, il brano diviene simbolo dell’intera opera, fondendo un’incontrollata enfasi psichedelica all’entusiasmo degli esordi. Di contro, The Seven reclama regolarità, puntando sulla sicurezza si una formula rodata che porta alla memoria “Here Come The Bastards.

Palese nelle sue intenzioni, e completamente strafottente nei confronti di chi lo ascolta, The Desaturating Seven” confonde e non poco anche il fan più devoto. Se questo fosse stato un album regolare nella discografia dei Primus probabilmente avrebbe suscitato stizza ed altri malesseri. Ma, considerata la sua natura commemorativa verso un mito fantastico, riesce a solletica e con piacere entusiasmo e rispetto. E tanta tenerezza.

Data:
Album:
Primus - The Desaturating Seven
Voto:
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