Alessandro Sfasciotti è il cantante e chitarrista della band romana dei DieciUnitàSonanti, il cui ultimo disco Dove (uscito lo scorso giugno e che si avvale della collaborazione di Paolo Benvegnù recensito molto bene anche da noi da Fabio Cinti) ha riscosso pareri più che positivi tra il pubblico e la critica. I testi evocativi di Alessandro e la musica dei DieciUnitàSonanti lasciano trasparire influenze abbastanza varie. Ecco i suoi dieci cd nel lettore.
Paul McCartney – New
Un disco che sarebbe bellissimo anche se non portasse cotanta firma. Fresco, pieno di belle canzoni, classico e attualissimo al tempo stesso. Ogni nota che esce da Sir Paul trasuda un amore totale per la musica, che poi è l’unica risposta che mi do alla domanda “Come diavolo fa?”. Quello, e un talento inarrivabile.
Elvis Costello & The Roots – Wise up ghosts and other songs
Ringrazio Cristiano (Spadoni, batterista delle dieciunitàsonanti) per la segnalazione. Quindici tracce che sono autentiche lezioni di groove. Alle orecchie mie e di Cristiano, praticamente un disco di Questlove
Virginiana Miller – Venga il regno
Un disco dei Virginiana si ascolta sempre. Nei lavori buoni come in quelli meno convincenti Simone Lenzi e soci infilano sempre qualcosa che vale il prezzo del biglietto, un’idea da invidiare. In questo caso la mano è particolarmente felice e il consueto tono malinconico trova anche fortunati episodi più leggeri.
Pearl Jam – Lightining bolt
Sono di quelli che “No code e Yeld sono il punto più alto”, quindi immaginate come da allora abbia sempre seguito i Pearl Jam con immutato affetto ma dubbi sempre crescenti. Stavolta i ragazzi mi lasciano freddo come non era mai accaduto. Come in certe storie d’amore, però, forse il problema non sono loro, sono io.
Ministri – Per un passato migliore
Dopo un ascolto superficiale e immediato, avevo accantonato l’ultimo dei Ministri fino ad ora. Un disco che sotto la scorza dura dei chitarroni e degli strilli rivela melodie perfettamente pop, che non posso smettere di cantare. Forse comincio ad avvertire la ripetitività di alcuni meccanismi nei testi, ma è solo perché da certi autori vorresti sempre essere sorpreso. Avercene, penne così.
Ella Fitzgerald – Ella Fitzgerald Sings the Cole Porter Songbook
L’ho scoperto qualche anno fa e da allora è presenza fissa nei miei ascolti. Due talenti cristallini dispensano classe ed eleganza con una naturalezza nota solo ai geni. In particolare, i testi di Porter sono miracoli di leggerezza e arguzia.
Arcade Fire – Reflektor
Non è il mio gruppo preferito e a ogni uscita lo ascolto più per curiosità che per autentico interesse. È capitato così anche questa volta, con la differenza che “Reflektor” cresce ad ogni ascolto e piano piano mi ha conquistato. Soprattutto quando Win Butler è posseduto dal fantasma di zio Neil Young.
Moderat – II
Questa volta la dritta è responsabilità di Valentino (Orciuolo, bassista delle dieciunitàsonanti), aka Vigo, il mio pusher di elettronica. Un mondo di cui sono talmente ignorante che rischio di fare la figura della professoressa che parla di rap con gli alunni, per fare la giovane. Allora mi limito a dire che è un disco bellissimo, perché è vero.
Kings of leon – Mechanical bull
Alessandro Santucci (chitarra delle dieciunitàsonanti, così li nomino tutti e non si offendono) dice che è il loro disco migliore, ma lui è sempre un po’ esagerato nei giudizi. Secondo me è lo stesso solito bel disco che fanno dagli inizi. Se vi piace la voce di Caleb Followill, piacerà anche a voi. Altrimenti no.
Frank Sinatra – My Way (The Very Best of Frank Sinatra)
Va bene in qualsiasi contesto e situazione, con qualsiasi umore, a qualsiasi ora. La Voce avrà sempre parole giuste e, soprattutto, troverà sempre il modo esatto per dirle. Qualsiasi dizionario dovrebbe inserirlo alla voce “interpretazione”.