Verdena – Wow

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18 gennaio 2011 Universal verdena.com

Loniterp

Il fascino dei grandi animali, noi, siamo abituati ad ammirarlo da lontano. Tanto belli i leoni e le tigri, ma vi immaginate cosa significa prenderseli in casa? Quanto spazio, quanto tempo, quanta spesa? Il rischio è di accorgersene in ritardo e di abbandonarli quando sono ancora cuccioli. E a quel punto, tanto meglio un bel safari.

Fuor di metafora: la penisola della grande discografia soffre una cronica mancanza di tempo e di spazio da investire in progetti a lungo termine, registra un’altissima mortalità dei cosiddetti “nuovi fenomeni” e ha una fottuta paura di crescersi in seno delle bestie feroci che non saprebbe come tenere a bada. Anche per questo la parabola dei Verdena ha del sorprendente e questo quinto album – in dodici anni! Sotto Universal! In Italia! In provincia di Bergamo! Ad Albino! – non è soltanto un attestato di buona salute ma una potente dimostrazione di crescita. Un doppio disco, perdipiù  – doppio! – in un tempo dove le canzoni orbitano isolate come particelle atomiche. E a giustificare tanto sforzo, nessun nucleo tematico, nessuna architettura concettuale: solo il titolo, Wow, dice tutto. Anzi, non dice niente. Perché a “dire qualcosa” con i testi dei loro brani ormai iVerdena ci hanno rinunciato da un pezzo. La loro linea politica loro si limitano a suonarla, e Wow è un disco dove tutto suona, e alla grande – anche grazie alla produzione dello stesso Alberto, che solo all’estero trova degni paragoni.

Al confronto con il precedente Requiem scompaiono le lunghe divagazioni strumentali e si riduce il minutaggio dei singoli brani: tanti piccoli tasselli di un affresco che oramai si fatica a ricondurre anche nelle più generose definizioni di psichedelia, spacerock, stoner… Sono tutti mondi sonori che il trio bergamasco sfiora appena, li fa intuire con maestrìa senza calarcisi mai fino in fondo. Che davvero la band sappia maneggiare questo caleidoscopio di colori, quindi, resta un fatto ancora da dimostrare. Di sicuro per il momento c’è il valore di un’opera ambiziosa, a cui vale la pena dedicare un po’ del nostro tempo di ascoltatori: e poi, una volta tanto, il gusto di osservare in diretta la crescita di una creatura musicale dal passo solenne e dalla bellezza rara. Come si dice: le manca solo la parola.