Father John Misty – Fear Fun
Josh Tillman debutta, tra melanconie frikkettone e animi in convalescenza, con un disco ricco di emozione e ispirazione ad alti livelli.
Josh Tillman debutta, tra melanconie frikkettone e animi in convalescenza, con un disco ricco di emozione e ispirazione ad alti livelli.
Sweet Sour è un disco breve e dai forti contrasti, che racconta di diavoli che si scambiano passionevoli confronti, timbri e rotte lungo una sorta di codice genetico conosciuto da tutti ma che nessuno conosce fino in fondo.
Penso che “Tramp” mi rappresenti in pieno, semplicemente perché nel disco mi sono permessa di essere maggiormente “me”, molto più di quanto non abbia mai fatto in precedenza….
Con una stupenda voce da soprano e una bellezza algida, la Houghton scalfirà di molto l’interesse del pubblico e gli alfabeti di critica e cronache
Dan Mangan, musichiere della solitudine, offre questo bel terzo episodio della sua giovane carriera non solo a quelli che vogliono ascoltare musica, ma che la vogliono anche toccare.
Sharon di Brooklyn crea e dissipa ombre, fluttua nell’aria, piace e fa soffrire, accarezza e colpisce. Ascolto avvisato, mezzo salvato.
Se pur ribadendo il nulla di nuovo arrivato dai Guided By Voices c’è da dire che il disco rimane comunque un’esplosione della migliore musica controcorrente a stelle e strisce.
Portatori sanissimi di fronzoli e magie rumoristiche, gli OOS vivono la loro musica come moderni aborigeni engineering, incarnazione estrema di dj colti, cut-up-men e una nuova forma solida che mischia tradizioni locali e futurismo
Un disco che in fondo è un’affresco di libertà, azzeccato nelle dosi ed elegante nel passo, con una sana predisposizione a tenere compagnia e rinfrescare un volume alternativo non indifferente, del resto – scusandoci per il paragone azzardato – anche Cèzanne disse che le cose belle vivono soltanto se hanno volume, ed è verità. Il pop ancora è in buona salute.
Vi assalirà il pensiero di uno stupendo disco alla portata di tutti, libero dalle proposte mediate, mediatiche e martellanti prigioniero solamente di un cappio di splendore grezzo, praticamente il confluire del suo cammino di ieri nel tempo delle musiche d’oggi. Damon Albarn, una ne fa, cento ne vince.
Erano attesi al varco i Girls, e sono arrivati, rimescolano i canoni musicali per ricomporli a loro piacimento e dal disco si capisce che il divertimento è di casa
“Evangelista” è diventato più che il nome di una band, un “luogo aperto” che offre a chiunque voglia misurarsi col “fuori del tempo, dentro l’insondabile”, un’ampia e dilatata “ascesa” agli inferi di prima classe.
Uno di quei dischi che si ha paura a toccare perché fragili, che fanno prendere titubanza di sottoporli alla pressione del loud perché possono esplodere in mille pezzi…
Un disco “contro”; un macinare canzoni e diritti dentro un album di un artista che prende coscienza di quello che si muove attorno
La verde Irlanda ci offre una bella formazione, magnetica e soprattutto limpida, che guida un sogno immarcescente di libertà e che la rende,al primo botto, già ben accetta cantrice dell’impalpabilità pop